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Nocturnal Trip IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI

All'ospedale di napoli.

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  • Leilaluna
    00 10/01/2007 13:18
    Non c'è da stupirsi... sentito oggi al tg.
    chiuso ospedale ostetrico di napoli, trovati topi in reparti.. cani randagi che vagano per le corsie e nel parco dell'opedale.
    Più volte ripresi infermieri a fumare.
    pericolo per la salute dei pazienti.
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    MagnusRosen
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    REVERENDO
    00 10/01/2007 15:31
    E invece all'Umberto primo de Roma i pazienti viaggiano in corsie tappezzate de petali di rosa e inebriati di profumo di violette...

    Magari il problema fosse solo a Napoli, purtroppo gli ospedali italiani fanno pena da Milano a Reggio Calabria, io ne ho girato piu di qualcuno ed ho visto cose oscene... la cosa che piu mi fa incazzare e' che i medici italiani sono tra i piu bravi al mondo ( e non lo dico io ma le riviste medico-scientifiche di tutto il mondo ) ma sono costretti ad operare in edifici vecchissimi e in condizioni igieniche da ospedali cambogiani. Se una 15ina di anni fa, in piena tangentopoli, i soldi (tantissimi)destinati alla ristrutturazione dei piu importanti ospedali italiani ( tra cui l'umberto primo di roma e il cardarelli di napoli ) non fossero stati "mangiati" dai politicanti regionali ( che vanno a curarsi all'estero anche un'appendicite...bastardi )sicuramente a quest'ora staremmo molto meglio e non parleremo de sto schifo. C'e' anche da aggiungere che il senso civico di molte persone che lavorano negli ospedali e' pari a zero, se vai in svizzera e ti beccano a fumare ANCHE SOLO SU UN BALCONE di un ospedale, ti licenziano alla velocita' della luce se sei un dipendente o ti fanno un culo viola con multe clamorose se sei un parente di un paziente ricoverato, multe salate anche per chi in giro butta cicche di sigarette e cartaccia in terra, e queste non sono le solite leggi scritte ma che non si applicano mai come in Italia! ma il nostro si sa e' il paese del volemose bene...

    p/s io 14 anni fa QUI stavo per mori dissanguato per una ferita alla gamba perche era finito il filo di sutura, hanno dovuto svegliare un farmacista, fargli aprire il negozio e portare il filo...

    [Modificato da MagnusRosen 10/01/2007 15.48]










    "IN SORTE DIABOLI"


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    MagnusRosen
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    REVERENDO
    00 12/01/2007 10:17
    MIA FIGLIA LEUCEMICA TRA I CALCINACCI
    di Sabina Minardi
    Curata dal migliore medico, ma costretta a subire il degrado. Finché un'infezione l'ha uccisa. A 22 anni Al Day Hospital di Ematologia del Policlinico, la dottoressa non aveva avuto dubbi: "È un linfoma. Ma sua figlia è curabile. Ed è guaribile al 100 per cento. L'unica condizione è che Luana sia seguita nel nostro centro. La cura durerà circa tre anni. Ovviamente, non è un raffreddore", aveva detto al padre. Per morire, Luana ha impiegato tre anni. E se n'è andata per colpa di un raffreddore. Complicanza infettiva, ha ammesso la cartella clinica, al termine di un calvario di diagnosi contro le quali le terapie più devastanti tentavano di agire: linfoma non Hodgkin, leucemia linfoide acuta, sinusite. Luana aveva 22 anni quando ha smesso di vivere. Il 9 dicembre del 2000. Ma per la famiglia, per il padre, Domenico Perri, ogni particolare è impresso nella mente. Come la bocchetta di quel condizionatore che sparava aria gelida continuamente, facendo dondolare la federa del cuscino. O come l'unico apparecchio per l'aerosol del reparto: pieno di polvere, rotto, impresentabile. Allora lui si è munito di alcol. E lo ha riparato con dei cerotti. "Sono i piccoli e più insignificanti dettagli che fanno la differenza tra la vita e la morte, e si chiamano attimi", scrive questo padre nel libro-diario, che ha riversato on line (http://web.tiscali.it/mendicinoluca/). "Eravamo fiduciosi di esserci affidati ai medici migliori", ricorda: "La sezione diretta dal professor Franco Mandelli. La migliore ematologia d'Italia". Invece, tre anni di protocolli chemioterapici, annientati da pochi attimi fatali. Tre anni di andirivieni, da Lamezia Terme a Roma, per ritrovarsi in una stanza a fianco al deposito della spazzatura. Tre anni di preghiere: "Dio, sia fatta la tua volontà. Ma quanto vorrei che fosse uguale alla mia". E la tentazione di strangolare qualcuno: "Non c'era alcuna precauzione: i corridoi da percorrere per andare a fare gli esami affollati di muratori che intonacavano e stracolmi di calcinacci. Neppure una mascherina prevista
    per proteggere dalla polvere. Infermieri e portantini che fumavano a pochi passi dai malati. La gente che entrava e che usciva liberamente dai reparti". Mentre la sua ragazza, col sistema immunitario impazzito e i globuli bianchi contati, 200 di numero, era esposta a ogni malattia. "Non so se Luana si sarebbe salvata", dice oggi, pacato, questo padre: "Non sono un medico, non sono in grado di dimostrare se le cure siano state le migliori. Ma certe negligenze mi appaiono ancor più grossolane, e stridono con violenza inaudita con la lotta per la vita che Luana stava sostenendo". "Raccontando, il dolore si rinnova", ha scritto il signor Perri a 'L'espresso': "Ma se può aiutare qualcuno, se può servire a ripristinare un po' di giustizia, ecco, questa è la mia storia".

    (fonte)

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